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Il cambiamento è la cosa che ci spaventa di più!

Dic 12, 2024Welfare0 commenti

Lo stress, presente in giusta misura, è funzionale a rendere ottimali le nostre prestazioni

Anche se non siamo pienamente soddisfatti della nostra situazione personale, economica e professionale, o addirittura ne siamo profondamente insoddisfatti, abbiamo un meccanismo di autodifesa che ci fa restare a lungo in situazioni negative che conosciamo bene, pur di non affrontare l’incertezza. Cambiare risulta difficile per la maggior parte delle persone ma, rimanendo nella zona di comfort difficilmente si impareranno nuove cose, solo oltrepassandone i confini si potranno migliorare abilità e capacità.

Questo è un nostro antico istinto che si è sviluppato in epoche lontane in cui l’ignoto era davvero un pericolo anche mortale. Fare qualcosa di diverso da quello che ci è familiare è fonte di stress: da milioni di anni l’uomo accetta il cambiamento solo quando il pericolo e lo stress di ciò che già conosce sono talmente grandi e intollerabili da rendere il cambiamento indispensabile. Questa è una vera e propria trappola, molto insidiosa proprio perché apparentemente innocua.

Il termine “stress”, nell’immaginario collettivo, assume una connotazione negativa, in realtà non è così. Esso ha consentito l’evoluzione della specie, per esempio, permettendo ai nostri antenati di fuggire alla vista di animali feroci. Lo stress determina un’attivazione totale che permette di migliorarci e di affrontare brillantemente situazioni nuove. Quando lo stress supera il suo livello ottimale, percepiamo disagio e vengono a meno le sue caratteristiche funzionali.

La zona di comfort, è quello a cui siamo abituati. Possiamo definirla lo spazio fisico e psicologico dove insicurezza e vulnerabilità sono al minimo e dove crediamo di potere esercitare un certo controllo. La comfort zone ci può far pensare ad un luogo fisico, ma non è così. Si tratta di uno stato mentale in cui tutto è familiare, e per questo, la percezione di controllo del contesto stesso, è massima. Pensate alla vostra zona di comfort come ad un cerchio, immaginate poi, al di fuori, un cerchio ancora più grande. La seconda area possiamo definirla area di apprendimento o “learning zone”. Questa situazione potrebbe riservare un po’ di stress ma possiamo parlare di “eustress” o stress positivo.

Nella nostra zona di comfort ci sentiamo tranquilli ma ci mancano quegli stimoli che potrebbero migliorarci. Quante volte nella vita vi sarà capitato di trovarvi ad un bivio? Da una parte la strada conosciuta, dall’altra una del tutto nuova. È necessario decidere se restare o no all’interno della nostra zona di comfort, scegliere di fare qualcosa di nuovo, di diverso da ciò che è abituale. Può accadere per scelte importanti, ma in linea generale, anche ogni giorno riguardo semplici abitudini, che fanno parte della quotidianità.

Dovete essere in grado di trasgredire alla routine, alle abitudini, a quei meccanismi che ci permettono di tenere il controllo della situazione. Questo significa fare qualcosa che non si è capaci di fare, che mette alla prova, e provoca difficoltà.

La prima regola è quella di partire dalle piccole cose per allenarsi e, come sosteneva Eleanor Roosevelt: “Ogni giorno fa qualcosa che ti spaventa”. Se ogni giorno può sembrare troppo, basta anche di tanto in tanto, cambiare una piccola cosa, è comunque un “allenamento” importante. Ogni volta imparerete qualcosa, e se dovessero presentarsi importanti situazioni di cambiamento sarete pronti ad affrontarle.

Se abbiamo una motivazione molto forte, una meta da raggiungere, una minaccia da cui difenderci veniamo catapultati fuori dalla nostra zona di comfort. Sperimentare in una certa misura stress, ansia, incertezza, ci mette in condizione di essere particolarmente attenti, pronti a recepire e analizzare. Questa situazione rappresenta la zona ottimale di apprendimento, quella in cui siamo capaci di imparare cose nuove, migliorare e superare i nostri limiti.

Lo stress, presente in giusta misura, è funzionale a rendere ottimali le nostre prestazioni. Oltrepassarne il confine costituisce solo il primo passo, con il passare del tempo, le cose insolite diverranno ordinarie.

Questo non vuol dire che dobbiamo dimenticare i “luoghi sicuri”, la continuità, le situazioni familiari e le abitudini hanno ruolo importante. È fondamentale anche potersi rilassare e sentire di poter abbassare la guardia davanti all’imprevedibilità della vita.

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